5.11.06

BM0

...volevo essere un grande mago...
di quelli che potevano ridare la vita agli oggetti perduti,
magari pensando alle persone che li avevano "appartenuti"...
ma non lo sapevo. almeno...
frastornato e tramortito, come tutti, nel dover scegliere il mio futuro, ho navigato su barche non mie, spesso naufrago, quasi mai "capitano", qualche volta macchinista...
e di quei viaggi, come ipnotizzato, il mare, unico sfondo.

Quell’odore che, solo chi è nato vicino, può riconoscere anche nell’entroterra, e reperirlo pur in qualche orizzonte celato.
Quel mare che una volta visto, respirato nella sua forma migliore, l’Oceano, non si può non immaginare come, uno solo!
Da quel mare venni…
E forse per questo, accetto difficilmente una casa, spazio pur necessario, pur vero, ma anacronisticamente, irrealisticamente ancorato, utopicamente fermo, sicuro.
Casa/scatola/boite…
Preferisco un idea, un ideale ad una fisicità che pur vivo ed ammiro(sia essa metaforica o reale) per dare un senso, tentativo di lasciare un segno, una traccia.
Boite Magique, è allora il culmine d’un viaggio tempestoso e drammatico, d’una ricerca voluta e forzata…e imposta…e accettata.(l’adolescenza, gli studi d’arte, la famiglia, il sesso, la morte, la musica, il giorno nuovo, il sogno…).
Ed anche la partenza, con la forza d’aver trovato “il contenitore per le armi della poesia”…
Boite Magique è il nome del mio primo vero atelier, che pur fisicamente nato a Bruxelles ha origini molto mediterranee, parte nopee e parte Napoletane come direbbe Totò, che alle multilingue spesso preferisce il mimo, o il “fata” (fato/fatto che implica per associatio il “resurgo”), che ha come obbiettivo principale, l’espressione armonica (che implicitamente è artistica?) il recupero/riciclo, il ”giocare col tempo” (il timer che puoi rallentare…magicamente?), la performance collettiva(foto), ed anche e non ultimo l’incontro tra genti, umani (come si dirà tra qualche anno?)…
Ho volutamente trascurato la parola “creazione”;
e non come credo, per un eccesso d’intelligenza/sensibilità/realismo,
ma semplicemente “banalmente” per relatività…
Nulla si crea, nulla si distrugge , tutto si trasforma…
Certo, trasformazione è in se qualcosa...
che,allora, oserei piuttosto chiamare,
lasciandone intatto il doppio senso, ri-creazione.

Credo che come proposit può bastare.

Da adesso in poi, solo foto/mimo,
per lasciare ai posteri…
(Slavi, fiamminghi, ucrainici, uzbeki, francofoni, anglofobi che siano(non dimenticando Asia e la madre Africa))
…l’ardua sentenza.

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